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Mirtilli rossi a confronto con gli antibiotici


Fino alla prima parte del 20° secolo, le piante, o più specificamente gli estratti botanici multicomponente, hanno rappresentato la base delle farmacopee della maggior parte dei Paesi. Come tali, essi hanno svolto un ruolo importante nello sviluppo della medicina moderna.

Con il progresso della moderna industria farmaceutica dopo la seconda guerra mondiale, i farmaci a singolo componente hanno in gran parte sostituito le medicine naturali.
Tuttavia, in tempi recenti, è emerso un ritorno globale all'utilizzo degli estratti botanici.

Negli Stati Uniti, i prodotti erboristici hanno lo scopo di integrare la dieta. Essi non sono destinati a trattare, curare, mitigare o prevenire una malattia specifica, come avviene per i farmaci.
La maggior parte dei consumatori statunitensi, tuttavia, crede che questi integratori esercitino benefici sulla salute.

Nonostante la popolarità a livello mondiale, sono pochi i supplementi dietetici botanici che hanno dimostrato efficacia clinica per la prevenzione delle malattie. Diversi motivi sono alla base di questa inadeguatezza terapeutica, ma due sono particolarmente degni di nota: la scarsa solubilità in acqua e l'ampio metabolismo presistemico, i quali alterano entrambi la biodisponibilità dei fitoelementi attivi.

Molti fitochimici strutturalmente unici sono spesso altamente lipofili ( ad esempio le proantocianidine tipo-A dei mirtilli rossi ) e quando ingeriti non vengono adeguatamente solubilizzati nei liquidi gastrointestinali.
Questa caratteristica può alterare profondamente l'assorbimento per via orale.

In aggiunta al problema della solubilità, gli esseri umani hanno un sistema molto efficace per disintossicarsi dalle sostanze fitochimiche. Questo si realizza attraverso combinazioni di enzimi metabolizzanti xenobiotici epatici ed intestinali, che mediano le biotrasformazioni ossidative, riduttive e idrolitiche ( fase I del metabolismo ), le reazioni di coniugazione ( fase II del metabolismo ) o l'efflusso mediato da trasportatore nel lume intestinale o nella bile ( fase III del metabolismo ).

Ulteriori biotrasformazioni di sostanze fitochimiche possono verificarsi anche nel colon tramite l'azione della microflora intestinale. Questi fattori, spesso trascurati negli studi clinici elaborati per valutare l'efficacia dell'integratore erboristico, possono aver influenzato lo studio Cranberries versus antibiotics to prevent urinary tract infections: a randomized double-blind noninferiority trial in premenopausal women ( Arch Intern Med 2011 ), che ha confrontato l'efficacia di un estratto di Mirtillo rosso standardizzato con la combinazione di antibiotici Trimetoprim-Sulfametossazolo ( TMP-SMX, Cotrimossazolo, Bactrim ) per prevenire le infezioni delle vie urinarie nelle donne in premenopausa.

Il Mirtillo rosso è stato a lungo pubblicizzato per la prevenzione naturale delle infezioni del tratto urinario e numerosi studi clinici che ne hanno utilizzato sia il succo che gli estratti secchi hanno dato credito a questa convinzione.

Due risultati salienti dello studio di Beerepoot et al hanno fatto luce su vantaggi e svantaggi degli estratti botanici, come potenziali agenti terapeutici / preventivi.

Il primo è la marcata differenza nella resistenza agli antibiotici osservata tra i batteri Escherichia coli indigeni isolati verso la combinazione Trimetoprim e Sulfametossazolo rispetto al Mirtillo rosso.
Dopo 1 mese di profilassi con TMP-SMX, la resistenza agli antibiotici è stata evidente in oltre l'85% di Escherichia coli isolati, mentre la resistenza durante il trattamento con il Mirtillo rosso è stata inferiore al 30%.
Tale notevole riduzione della resistenza agli antibiotici ha sicuramente favorito il potenziale terapeutico del Mirtillo come agente preventivo naturale delle infezioni delle vie urinarie.

Il secondo aspetto importante dello studio è stato che un dosaggio di 480 mg due volte al giorno di Trimetoprim e Sulfametossazolo è risultato più efficace rispetto alla somministrazione due volte al giorno di 500 mg di estratto di Mirtillo rosso nella prevenzione delle infezioni del tratto urinario.

Un più attento esame, tuttavia, ha rivelato che il confronto non può essere equo in termini di dose e biodisponibilità dei principi attivi.

Il presunto principio attivo negli estratti di Mirtillo standardizzati è un gruppo di polifenoli vegetali conosciuti come proantocianidine di tipo A.
In generale, le proantocianidine presentano una bassa biodisponibilità orale ( minore del 10%), dovuta sia alla scarsa solubilità in acqua che all'ampio metabolismo presistemico.

Inoltre, la quantità di proantocianidine di tipo A nell'estratto di Mirtillo rosso utilizzato nello studio corrispondeva soltanto a 9 mg/g , rendendo la quantità di proantocianidine libere che hanno raggiunto il tratto urinario dei partecipanti allo studio inferiore a1 mg/die ( le concentrazioni effettive di proantocianidine nelle urine non sono state determinate ).

La combinazione di antibiotici TMP-SMX, invece, è quasi al 90% biodisponibile con percentuali significative nei composti madre ( circa il 20% Sulfametossazolo e 70% Trimetoprim ) escreti immodificati nelle urine.
Pertanto, il rapporto TMP-SMX potenzialmente biodisponibile rispetto agli ingredienti attivi del Mirtillo è stato più simile a 400:1 invece di 480:500.

Tenuto conto di questa discrepanza, è chiaro perché l'antibiotico è stato più efficace nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie rispetto all'estratto di Mirtillo rosso.

Tuttavia, i risultati di altri studi hanno considerato l’utilità dei prodotti del Mirtillo rosso nella riduzione delle recidive di infezioni delle vie urinarie e il fatto che le proantocianidine di tipo A, attraverso una riduzione della adesività dei batteri uropatogeni, possono essere alla base di questo effetto.

L'esame dei dati rilevati ex vivo implica che i metaboliti urinari delle proantocianidine possono svolgere un ruolo nell'utilità del mirtillo rosso per la diminuzione della ricorrenza delle infezioni delle vie urinarie.
Questa deduzione deriva dall'esteso metabolismo presistemico ( ossidativo e coniugativo ) della maggior parte dei polifenoli vegetali, tanto che le concentrazioni urinarie dei metaboliti delle proantocianidine diventano di gran lunga superiori a quelle dei composti di partenza e che i metaboliti di altri polifenoli vegetali trattenuti o esposti aumentano l'attività farmacologica.
Gli estratti di Mirtillo rosso, quindi, possono agire come pro-farmaci per la produzione di metaboliti polifenolici attivi nelle vie urinarie.

La determinazione di una dose ottimale delle sostanze fitochimiche attive è essenziale per definire gli integratori erboristici come valide alternative alle terapie convenzionali. Poiché le dosi ottimali non sono state stabilite per molte specie botaniche, gli studi di efficacia clinica ottengono spesso risultati negativi o non-conclusivi.

Studi recenti hanno evidenziato che i regimi a base di estratto di Mirtillo rosso contenenti 72 mg di proantocianidine di tipo A svolgono una significativa attività di anti-adesione batterica nelle urine umane.
Chiaramente, la dose di proantocianidine di tipo A biodisponibile è fondamentale per il problema relativo all’efficacia del Mirtillo rosso, un problema che ci si augura verrà risolto al termine di uno studio dose-ranging in corso sul Mirtillo rosso.

Diversi altri integratori erboristici la cui efficacia è stata messa in discussione a causa dei risultati negativi di studi precedenti ( per esempio, l'erba di San Giovanni, il cardo mariano ed il tè verde ) hanno dimostrato efficacia in studi recenti, quando sono state somministrate dosi maggiori o formulazioni con migliorata biodisponibilità.

Ad oggi, pochi integratori erboristici sono sopravvissuti alle loro indicazioni quali efficaci medicine alternative, e fino a quando non si saprà di più sulla disponibilità fitochimica negli esseri umani le incertezze riguardo all’efficacia continueranno ad esistere per questi prodotti. ( Xagena2011 )

Gurley BJ, Arch Intern Med 2011; 171: 1279-1280



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